martedì 31 luglio 2007

ITEREST, RASSEGNA INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA: SECONDO APPUNTAMENTO



Artista: Luca Piovaccari

Mostra: Ricognizioni sul paesaggio

Luogo: Museo Civico del Territorio di Cormòns (GO)

Periodo: 9 agosto - 9 settebre 2007

Inaugurazione: mercoledì 8 agosto, ore 21



Si inaugura mercoledì 8 agosto 2007 alle ore 21 al Museo Civico del Territorio di Cormòns, il secondo appuntamento di ITEREST - IL VIAGGIO ANTICIPA L'ARTE, Rassegna Internazionale di Fotografia, Prima edizione, curata da E-20, gruppo di promozione culturale. La rassegna, dedicata ad alcuni tra i più interessanti nomi della fotografia contemporanea internazionale, riserva questa nuova esposizione all’artista Luca Piovaccari (Cesena, 1965), il quale proporrà i suoi lavori più recenti dedicati al ritratto e al paesaggio, temi da lui prediletti, affrontati con la cifra stilistica che contraddistingue la sua ricerca. Ovvero, da un lato, con riporti fotografici su acetato e dall’altro intervenendo direttamente sulle pareti della galleria attraverso il disegno ottenuto dalla tensione di un sottile filo di lana che segue il percorso tracciato da alcuni minuscoli chiodi infissi sul muro.
In ogni caso, che si tratti di fotografie o di interventi ambientali, Piovaccari non racconta, non testimonia, non documenta. Ci invita, piuttosto, a non fidarci delle immagini di cui mostra la condizione di ambiguità, immagini che sono fluide, sfuggenti e che vengono percepite come qualcosa che è insieme da vedere e da trapassare con lo sguardo. Così che l’occhio si rivolge verso immagini che declinano una realtà non data e dunque sempre mutevole, lontana da quella pretesa “oggettività” che si è soliti attribuire alla macchina fotografica.
Per Piovaccari, dunque, lo strumento della fotografia diventa un medium antagonistico alla falsa normalità del quotidiano, scava nel vuoto e nella frigidità esistenziale, si fa strumento di riflessione aggressivo, dissacrante, impertinente, invadente, il cui approccio alla realtà non è speculare, quanto semmai, a voler essere ottimistici, interlocutorio.
L’artista sarà presente all’inaugurazione; la presentazione è a cura di Franca Marri.

La mostra, organizzata dal Comune di Cormòns con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e della Cantina Produttori Cormòns rimarrà aperta fino al 9 settembre nei seguenti orari:
dal martedì al venerdì 16.00 - 19.00,
sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.00.

lunedì 2 luglio 2007

XENO L'ARTE PROMUOVE IL PAESAGGIO: "MENHIR" DI ALESSANDRA BONOLI









XENO
L'ARTE PROMUOVE IL PAESAGGIO

PRIMO APPUNTAMENTO:


ALESSANDRA BONOLI
MENHIR
ESPOSIZIONE PERMANENTE

INAUGURAZIONE DELL'OPERA ALLA PRESENZA DELL'ARTISTA

Sabato, 7 luglio, ore 18.30
Azienda Agricola Perusini
Via del Torrione, 13
Gramogliano, Corno di Rosazzo (Ud)


Apre questa prima serie di "Xeno, l'arte promuove il paesaggio" il 7 luglio, alle 18.30, l'opera "Menhir" di Alessandra Bonoli (scultura in ferro, dimensioni: h. 5,96 mt. x 0,80 x 0,80), collocata su un colle appositamente ripristinato all'interno della Tenuta Agricola Perusini in località Gramogliano a Corno di Rosazzo.
Il “Menhir”, di Alessandra Bonoli, realizzato in ferro e liberamente ispirato alle grosse pietre oblunghe piantate nel terreno verticalmente, tipiche di alcune civiltà preistoriche, dalla fortissima valenza religiosa e culturale, ha in sé una tensione verticale e un senso dell’estensione che può essere associato ad un vero e proprio “indicatore di energia”, “luogo del congiungimento” tra il cielo e la terra, tra ciò che sta sopra la nostra testa e ciò che sta sotto i nostri piedi, in cui si percepisce la volontà di creare un posto unico e magico, dispensatore di energia vitale.
Alessandra Bonoli, nata a Faenza nel 1956, diplomata nel Corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dal 1980 è docente di Progettazione presso l’Istituto Statale d’Arte di Faenza. Dal 2000 inizia una collaborazione con il compositore tedesco Hans Jurgen Gerung che ha musicato molte delle sue poesie presentandole in vari concerti pubblici sia in Italia che in Germania.

XENO L'ARTE PROMUOVE IL PAESAGGIO





















CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

Sabato, 7 luglio, ore 11.00
Azienda Agricola Perusini
Via del Torrione, 13
Gramogliano, Corno di Rosazzo (Ud)


COMUNICATO STAMPA

XENO è un progetto ideato da E-20, gruppo di promozione culturale di Cormòns, promosso con la collaborazione di Territoria Nord Est e Trieste Contemporanea e con l'adesione di altri enti e istituzioni culturali della regione che propone di mantenere e sviluppare le aree non più utilizzabili agrariamente dei Colli Orientali del Friuli Venezia Giulia, indicandone un uso che porti alla riqualificazione culturale e turistica dell’intero territorio.
XENO è la conseguenza di un’idea realizzata da E-20, fin dal 2004 presso l’ex Chiesa di San Nicolò a Cormons. Ora è diventato un progetto permanente ed entra così nella logica delle sinergie possibili tra mondo dell'agricoltura, del turismo naturalistico e dell’arte.

Il titolo Xeno (dal greco Xenòs: straniero, ma anche ospite) vuole sottolineare la peculiare caratteristica del luogo ed il valore della multiculturalità.
Negli ultimi anni lo sviluppo sociale e produttivo dell’area (incremento del tempo libero e conseguente sviluppo del turismo), ha riportato in primo piano la necessità di tutelare il territorio secondo modalità aderenti alle nuove esigenze ed usi della popolazione.
Anche l’arte contemporanea recentemente ha suscitato un crescente interesse in regione (il Centro d’Arte Contemporanea a Villa Manin, la galleria d’Arte Contemporanea a Monfalcone, la SPAC a Buttrio, ecc, sono un segno tangibile di questo mutamento).
Le nuove sfide socio-economiche che il Friuli Venezia Giulia si trova ad affrontare nell’epoca della globalizzazione rendono scontato pensare al turismo come ad una risorsa strategica.
Già molto è stato fatto dalle amministrazioni pubbliche in questa direzione, ma ancora molto si può fare. Il territorio rurale tra il mare e la catena alpina è stato oggetto di un’importante investimento pubblico mirato a sviluppare il turismo agricolo e molte aziende hanno risposto a questa opportunità costruendo nuove cantine e spazi per l’ospitalità ed il soggiorno.
La “nuova agricoltura” offre al turista l’occasione di fermarsi e vivere in prima persona il paesaggio, i sapori e le qualità di questa terra; ma per motivare le persone ed incrementare il flusso, l’offerta deve essere costantemente qualificata.
Questo progetto di riqualificazione del territorio, sia in senso naturalistico che culturale, intende creare un modello di cooperazione tra soggetti diversi che, attraverso un serio coordinamento scientifico e progettuale, siano in grado di offrire ad amministrazioni locali, aziende agricole, fondazioni, una concreta azione per evidenziare le inimitabili qualità del territorio.
L’area interessata infatti presenta caratteristiche paesaggistiche di grande rilevanza.
Gli aspetti naturalistici e artistici (centri abitati, opere d’arte, ecc.) si fondono con quelli relativi alle aree coltivate e, in minor misura, industriali/artigianali nel formare un suggestivo mosaico paesaggistico-culturale. Il paesaggio, quindi, ci fornisce il contesto e, al tempo stesso, una “memoria” che risulta essenziale nel definire l’identità storica, culturale e naturalistica di questo territorio.

L’obiettivo di XENO è rivalutare il territorio dei Colli Orientali attraverso la manutenzione mirata del patrimonio paesaggistico e il collocamento di opere d’arte che resteranno di proprietà della comunità, patrimonio pubblico inserito nella catalogazione per la tutela delle opere d’arte (settore arte contemporanea, Centro Regionale di Catalogazione e Restauro, Villa Manin di Passariano).
Questa iniziativa raccoglie aziende e soggetti privati proprietari di fondi agricoli e naturalistici di rilevanza paesaggistica che intendono sviluppare un’azione comune di promozione del territorio per l’incremento del flusso turistico.
I soggetti privati e pubblici sono assieme coinvolti nel progetto XENO e condividono un unico modello operativo.

Nel considerare le caratteristiche di questo progetto E-20 ha individuato nell’Azienda Agricola Perusini di Gramogliano (Corno di Rosazzo) il terreno ideale per la realizzazione del progetto pilota, modello operativo sul territorio dei Colli Orientali.
Esso prevede la collocazione di 5 sculture, installazioni site-specific, sulle pendici del monte San Biagio e la realizzazione di una serie di interventi che ne favoriscano la fruibilità (percorsi, panchine, cartellonistica, manutenzione dei siti, ecc.).

giovedì 15 marzo 2007

ITEREST, RASSEGNA INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA: PRIMO APPUNTAMENTO A CORMONS









ITEREST
IL VIAGGIO ANTICIPA L'ARTE
Rassegna Internazionale di Fotografia
Prima edizione


HERMAN PIVK
30 marzo - 25 aprile 2007
Cormòns, Museo Civico del Territorio

Inaugurazione venerdì
30 marzo, ore 18.00
Presentazione di Aleksander Bassin





ITEREST
IL VIAGGIO ANTICIPA L'ARTE

Iterest è un progetto ideato da E-20, gruppo di promozione culturale di Cormòns realizzato con l'attiva collaborazione del Comune di Cormòns attraverso l'Assessorato alla Cultura e con il contributo organizzativo della Proloco Cormòns.
La prima edizione della rassegna è realizzata grazie al contributo della Cantina Produttori Cormòns e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.

Il progetto parte da due considerazioni.
La prima: Cormòns è stata la città di Carlo Bevilacqua (1900/1988) fotografo friulano di interesse internazionale che sicuramente non ha bisogno di essere presentato essendo stato esposto e studiato in varie occasioni in FVG negli ultimi decenni. Non è possibile guardare al futuro senza considerare il passato.
La seconda considerazione è di natura territoriale.
È ormai una consapevolezza comune la molteplice identità culturale di questo territorio caratterizzato da una particolare ibridazione: latina, tedesca e slava. Nel futuro disegno europeo (macro regione), l'orientamento di indagine, anche per gli aspetti legati all'arte visiva, viene sempre più caratterizzato da una condivisione delle attività dei soggetti confinanti, diventati ormai "vicini di casa".
Attualmente nell'Isontino non esiste una realtà espositiva dedicata specificatamente alla fotografia.
L'apertura del Museo del Territorio di Cormòns a questo progetto è una preziosa occasione per realizzare una attività espositiva sulla fotografia contemporanea internazionale di qualità.
Per la prima edizione della rassegna vengono indicati i curatori provenienti dalla Slovenia: Aleksander Bassin (direttore della Mestna Galerija, Ljiubiana); dalla Slovacchia: Vaclav Macek (critico d'arte e direttore artistico del Month of Photografy, Bratislava); dall'Austria: Silvie Aigner (critica e giornalista d'arte contemporanea, Vienna); dall'Italia: Roberto Mutti (docente, critico e giornalista d'arte, Milano).
Il tema di Iterest è "il viaggio" in tutte le sue possibili dimensioni.
La fotografia può interpretare il concetto del viaggio da tanti punti di vista: esplorativo, evolutivo, interiore.
Osservando come antropologicamente l'uomo si avvicina al concetto di arte, possiamo considerare il viaggio la prima azione: la curiosità nei confronti del mondo ancora prima di poterlo descrivere.
Per rendere efficace e produttivo il progetto, si è pensato di affidare ad un gruppo di fotografi nati e cresciuti artisticamente sulle sponde dell'Isonzo, il controllo della qualità espositiva: Roberto Kusterle, Maurizio Frullani, Sergio Scabar, tre figure di spicco nell'ambito della fotografia d'arte a livello internazionale .



Il primo appuntamento di Iter-est è con la fotografia di HERMAN PIVK.
Nato a Lubiana nel 1963, Pivk è un fotografo freelance.
Espone dal 1985 in varie gallerie d'arte sia in Slovenia che a livello internazionale.

Tra le più importanti:
1987: Tokio - 48th International photographic salon of Japan;
1988: Gorizia - 16° Concorso Triangolare di Fotografia Carinzia, Slovenia, Friuli Venezia Giulia;
1989: Tokio - 50th International photographic salon of Japan;
New York, Neikrug Gallery - Rated X;
1991: Aosta - Subtransalpina;
1995: Koln: Galerie IN FOCUS;
1996: Firenze: Biennale Europea della Fotografia d'Autore;
1996: Brescia, Museo Ken Damy - L'arte della fotografia contemporanea nell'Europa dell'est;
Lubiana, Moderna Galerija;
1999:Koln: Galerie in FOCUS - Aus dem Leben der Bäume
2000:
Lubiana, Galerija Ars - Riconoscimento della Natura, 2
2001:
Aidussina, Pilonova galerija - V belino bi zaplaval
2003:
Ljubljana, Mestna galerija - pregledna razstava
2004:
Lestans, Spilimbergo - fotografia 2004
2007:
Slovenj Gradec - Galleria d'arte della Carinzia

mercoledì 14 marzo 2007

TURISTI E VAGABONDI di Otto Pflanz

Il viaggiatore parte verso il futuro e quindi verso la morte.
Il suo punto di arrivo, dipende, che lo voglia o meno, sempre dal punto di partenza.
Il viaggiatore parte per restare.
Il primo che si rese conto di questa frustrante situazione fu Odysseos e il suo ritorno dopo venti anni ad Ithaca, ispirò numerosi miti e poesie.
Lo straniero, il turista, il vagabondo è e rimane un estraneo agli altri come a sé stesso; solo quando parlerà la lingua del luogo sarà finalmente arrivato, così ci si dice e ci si illude.
Il viaggiatore girovaga senza spostarsi ed il nostos, il ritorno, è sempre lo stesso, sia dopo un lungo viaggio, sia dopo una lunga sosta.
Gli stranieri, forse tutti gli uomini, non si definiscono più per quello che sono, ma per quello che hanno cessato di essere.
Oggi si può viaggiare virtualmente davanti allo schermo restando fermi fisicamente sulla propria sedia. Alcuni viaggiatori si spostano velocemente da una parte all’altra del pianeta, altri stipati sulla prua di una nave o su un gommone.
I primi possono arrivare dove vogliono, gli altri vengono respinti.
Solo i Rom non sono ossessionati dalla loro provenienza, né dal loro destino. Vengono da tempi remoti, si fermano o si spostano osservando con calma la disgregazione delle società circostanti.
Sono anche loro viaggiatori dei tempi di Odysseos, come i fotografi: curiosi e visionari.

Viaggiare è cercare.

Immagini Colorite di Aleksander Bassin

Facendo l’inventario del lavoro di Herman Pivk, troviamo che le sue immagini fotografiche appartengono a speciali, anche cruciali lavori della scena fotografica slovena del suo periodo. Negli anni '80 e nei primi anni '90 è emerso in Slovenia un tipo di fotografia “più esplicitamente devoto al contenuto dell’immagine. Vengono evidenziati tra i narrativi i rapporti fra gruppi di oggetti e figure; tutt’altro che una semplice, consumabile prosa di tutti i giorni, o anche la presentazione di qualche altro aspetto della realtà.
E’ da tempo che la realtà è sparita del tutto dalle fotografie di interesse, presumendo, certamente, che mai sia stata presente. Emergono una serie di interventi verso la ‘purezza’ del mezzo: le fotografie hanno ri-assunto un’atmosfera di unicità, “l’artificialità” è diventata la regola del momento e i lavori da studio richiedono sforzi sempre più elaborati. Le immagini trasmettono ancora considerazioni su questioni d’arte ma la loro formulazione esagerata ha preferito nasconderle all’occhio disattento piuttosto che rivelarle” (Primoz Lampic) .
La prima deduzione da fare sarebbe quella di chiedersi di cosa parla l’intera esposizione: dopo una serie iniziale di fotografie pure, l’artista deliberatamente e con finalità, si allontana dalle convenzioni “main-stream” (di tendenza) dalle quali le stampe al bromuro di argento dipendono per perfezione tecnica. Potrebbe essere una reazione conscia al messaggio universale, quasi cult seguito in modo globalizzato, apparentemente il risultato del generalizzato trend “industrial” della fotografia che, con l’eccezione di qualche grande artista, si sforza di convincerci con una più o meno programmata monumentalità, inscenata con freddezza? Per dire, senza l’attrazione magica ed avventurosa (secondo Roland Barthes), o, come ha detto Sartre una volta delle fotografie che lo lasciavano freddo, qualcosa eternamente nuota fra le sponde della percezione, del segno e delle immagini, senza mai raggiungere una di queste?
La fotografia unica di Pivk è “principalmente il risultato di una certa decisione, di una certa arte o abilità nel senso del techné greca… se ci si azzarda a definire la buona fotografia, prima o poi si arriva alla conclusione che il segreto della qualità risiede nella sua inafferabilità, nella sua indeterminatezza: la singola fotografia più enigmatica o la serie di fotografie (o anche l’intera esposizione) più ci fa pensare a cosa rappresenta davvero e perché rappresenta ciò che rappresenta in quella precisa maniera, maggiori sono le possibilità che ci possa soddisfare per la sua qualità. Il significato che ci sfugge, nel senso non mimetico e non analogo, è stimolante perché ci costringe a ritornare più volte sull’immagine per cercare di capire, senza mai ottenere una comprensione assoluta o finale” (Brane Kovic).
Questo è riflesso nella caratteristica di evasiva ambiguità della fotografia di Pivk, prima e soprattutto nel metodo di “spilling”, o versamento controllato di emulsione marroncina che apparentemente non dovrebbe essere più confinato nel darkroom, ma spinge l’artista a stampare e realizzare stampe con una luce aspra, anche naturale. Viene così alla ribalta il suo talento artistico, quello innato e portato avanti nella sua ricerca, l’attitudine a rappresentare… cosa? Natura, per un verso e tutto ciò che ne deriva, con enfasi speciale sulle dimensioni contemplative; ordine e caos enigmatici delle cose nelle loro forme apparenti e sublimate simultaneamente; l’occasionale faccia simile ad una maschera come ultimo valore cult inerente alla fotografia (secondo Walter Benjamin); permutazioni surreali o contorte, illogiche rappresentazioni nell’aspetto di collage o qualcosa che assomiglia a fotogrammi; la mano dell’artista (o, piuttosto, la sua impronta) trasformata in un segno di osservazione; strutture organiche sospese, scomode, oscurate (ovviamente), il ritratto anonimo di una faccia, miriadi di misteri erotici nel gioco di luce e ombra su un corpo femminile… Tutto questo può essere trovato nelle immagini fotografiche di Pivk dagli ultimi anni '80 ai primi anni '90, quando ha prodotto la serie Through the Mirror (Attraverso lo Specchio).
Ci sono numerosi elementi insondabili e altri presenti inizialmente ma poi letteralmente fotografati fuori dalla foto con riordinamenti di scala. La serie Insights into Nature degli ultimi anni '90 presenta questi elementi in forma (fugacemente) realistica: l’uso di un emulsione doppia, marroncino e nero, fa che gli alberi rappresentati irradino una dualità quasi spirituale. Occasionalmente questa apparenza pacifica (pantha rei) è cosparsa di elementi che sono stati ridefiniti ancora una volta (la figura umana a volte parzialmente nascosta, parzialmente sospesa) e adesso hanno un carattere più esplicitamente sonnambulo.
La fotografia, in questo modo è la messa in scena della realtà (Roland Barthes). Ma la fotografia ci insegna anche dell’inconscio della visione, proprio come la psicanalisi ci insegna dell’inconscio dei nostri istinti e impulsi (Walter Benjamin). (...).
In aggiunta alle qualità fotografiche ed estetiche fin qui espresse sul lavoro fotografico di Pivk adesso emerge, da uno sfondo finora impenetrabile, un legame (spirituale) con animalismo o animalità. Nelle fotografie di Pivk questo vincolo può essere molto privato, anche impotente, mentre cerca mezzi indiretti per esprimersi; oppure una forma di reazione alla crudeltà e al sadismo che storpiano i nostri tempi. Anche se Pivk tratta soggetti impossibili, bizzarri, voyeuristici, anche disgustosi… le sue immagini sembrano suggerire che nondimeno egli ha cercato di evitare la sopracitata animalità anche se la figura animale continua a giocare un ruolo importante nel suo lavoro. Pivk fornisce l’opportunità di comporre e raccontare una storia attorno ad essa, completa di denuncia, nel contesto della sua sintassi sempre più riconoscibile e permette (anche) di codificare un assortimento di circostanze della vita selezionando attentamente l’accidentale realtà degli oggetti, come pure adotta certi trucchi come parte della sintassi fotografica.
E’ quest’ultimo aspetto che lo rende un maestro “letterario” della stessa poesia e prosa.

lunedì 15 gennaio 2007

011 Alessandra Bonoli: Menhir


"Menhir" è il titolo dell'installazione realizzata da Alessandra Bonoli quale terzo appuntamento con la rassegna "Xeno: sosta nel contemporaneo" nella ex chiesa di S. Nicolò, area Cancelleria Vecchia a Cormòns.
L'artista ha sempre sentito l’esigenza di indagare il “dentro” e il “fuori” delle cose, trovare il punto di contatto tra il visibile ed l’invisibile, tra il vuoto e il pieno della materia plasmata e l’ambiente circostante.
Le prime opere sono legate soprattutto alla verticalità e all’esigenza di dominare la materia, le sculture diventano luoghi da abitare, percorrere, vivere con il corpo e la voce.
Il “Menhir”, realizzato in ferro e liberamente ispirato alle grosse pietre oblunghe piantate nel terreno verticalmente, tipiche di alcune civiltà preistoriche, dalla fortissima valenza religiosa e culturale, ha in sé una tensione verticale e un senso dell’estensione che può essere associato ad un vero e proprio “indicatore di energia”, “luogo del congiungimento” tra il cielo e la terra, tra ciò che sta sopra la nostra testa e ciò che sta sotto i nostri piedi.

010 Paolo Icaro: Pietre Silenti


Il secondo appuntamento con la rassegna "Xeno: sosta nel contemporaneo" è rappresentato da “Pietre silenti”, la scultura realizzata da Paolo Icaro per lo spazio interno dell’ex chiesa di S. Nicolò, nel centro di Cormons.
La scultura arriva dopo una lunga serie di opere realizzate dall’artista con materiali poveri (gesso, cemento, acciaio, piombo, carta, vetro, creta) che da sempre caratterizzano il suo lavoro.
Provengono dall’Adige le tre pietre in porfido rosso che compongono l’installazione, scelte, frantumate lentamente e successivamente ricomposte attraverso l’utilizzo di fasce in piombo. L’interesse è rivolto al cambiamento e alla trasformazione, alla nuova condizione che si cela tra le crepe della pietra apparentemente impenetrabile, ma ora infranta e capace di evocare storie lontane con il solo silenzio che le appartiene. Un silenzio ricco di parole, di pensieri, attenzioni, in cui la necessità primaria è la riflessione.

009 Gianpietro Carlesso: La Memoria del Bosco


Il primo appuntamento con la rassegna "Xeno: sosta nel contemporaneo" a cura di Cristina Feresin, nata da desiderio di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea attraverso esposizioni di artisti attivi sia a livello nazionale che internazionale, è stata l'istallazione intitolata “La memoria del bosco” di Gianpietro Carlesso.
“La memoria del bosco” è una scultura di grandi dimensioni realizzata in legno di rovere e allestita su un basamento di terra naturale. L'opera rappresenta un seme, corpo riproduttivo delle piante e involucro dell’embrione; principio primo, progenitore.
L’arte di Gianpietro Carlesso si è sempre nutrita dell’elemento naturale. Sul fronte iconografico negli ultimi anni ha sviluppato un interessante lavoro sulle forme vegetali, sulle mille sfaccettature intrinseche, sulla perfezione geometrica e biologica degli organismi viventi, tanto da creare opere originali in cui emerge l’interesse dello scultore per tutto ciò che è dotato di vita e, soprattutto, la genera.

008 Fotografa la Viarte


Per tre edizioni consecutive, dal 2003 al 2005, E-20 ha partecipato alla Festa da Viarte di Cormòns con una propria iniziativa, il concorso di fotografia “Fotografa la Viarte”. Grazie ad un diverso tema suggerito di anno in anno e tramite la distribuzione ai partecipanti di macchine fotografiche usa e getta, il tentativo era quello di ampliare il più possibile la partecipazione al concorso e, anche tramite la fotografia, alla festa stessa.
Per ogni edizione c'era poi stata una esposizione delle migliori foto di tutti i partecipanti accompagnata dalle premiazioni dei vincitori del concorso.

007 Entrata Libera


L’esposizione delle opere di "Entrata libera" in concorso si inaugurava venerdì 26 novembre 2004
Con "Entrata libera", concorso per le arti visive, E-20 metteva a disposizione il proprio spazio a quanti operano nel ambito dell’arte visiva e della comunicazione artistica attraverso le varie discipline e con tutte le tecniche.
Il concorso, come descritto nel bando di partecipazione era a tema libero e si caratterizzava tramite la presentazione di un’opera parietale dalle dimensioni prestabilite di cm 30 x 30.
Il vincitore sarebbe stato indicato tramite la votazione degli artisti partecipanti al concorso.
La singolarità della scelta metodologica lasciava spazio ad un’ipotesi espositiva dal risultato imprevedibile nella sua visione d’insieme.

006 Valentino Vago: Orizzonti Informali


Inaugurata venerdì 8 ottobre 2004, la mostra di Valentino Vago, "Orizzonti informali - Opere dal 1956 al 1965", a cura di Franca Marri, esponeva i lavori relativi al primo periodo del maestro milanese a testimonianza del legame con l’esperienza informale, intesa come ricerca volta a cogliere l’aspetto originario delle cose e dell’esistenza.
Accanto ad alcune opere caratterizzate da un forte impianto compositivo e da un’intensa materia pittorica, venivano proposti i dipinti dove il colore, attraversato dalla luce, diviene progressivamente più trasparente, leggero ed evocativo.
Agli incastri di dense zone cromatiche dal sapore potentemente architettonico si succedono limpide atmosfere luminose che alludono a nuove profondità spaziali nella graduale smaterializzazione della superficie.

005 Romano Ferlan Assonanze: Forma e Materia


Inaugurata giovedì 8 luglio 2004, la personale del fotografo Romano Ferlan intitolata “Assonanze: forma e materia”, si pone all’interno di un continuum espositivo che parte dagli anni sessanta e, attraversando diversi movimenti artistici come lo spazialismo, il concettuale e land art, anticipa le future esposizioni legate all’arte informale.
Le opere esposte erano suddivise in due sezioni: nella prima sezione Ferlan raccoglie l’eredità della pittura informale e la reinterpreta attraverso l’uso della fotografia con l’obiettivo di cogliere l’aspetto “emozionante” della trasformazione degli scarti della civiltà industriale. Nella seconda, dedicata alla sperimentazione, Ferlan gioca con il linguaggio pubblicitario stravolgendone le regole. Le immagini pubblicitarie, trattate in modo non convenzionale mediante l’uso della tecnica spray, richiamano i grandi cartelloni pubblicitari.

004 Werner Tscholl: Architetture 1993-2002


Inaugurata venerdì 14 maggio 1994, l'esposizione “Werner Tscholl – Architetture 1993-2002” presentava l'opera di una delle personalità più interessanti di una generazione di architetti altoatesini che in questi anni, assieme a colleghi austriaci e svizzeri, hanno prodotto una lunga e coerente serie di architetture in grado di originare un colto avvicendamento nella forte tradizione locale.
I progetti di Tscholl spaziano dall'ambito privato, per lo più abitazioni unifamiliari e uffici, a progetti destinati alla comunità. La matrice che qualifica il suo lavoro è il codice razionalista; nei suoi progetti si alterna l'uso di materiali tecnologici e tradizionali, contestualizzati e attualizzati, nel quadro di una raffinata opera compositiva coniugata all'utilizzo delle più aggiornate tecnologie di risparmio energetico.

003 Gianpietro Sono Fazion: Opere e Non


Inaugurata sabato 6 marzo 2004, la mostra “Gianpietro Sono Fazion: Opere e non” documentava il lavoro di Land Art realizzato dall'autore negli anni '70 attraverso una selezione di ventisette fotografie in bianco e nero, provenienti dalla collezione del Museion, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano
Le immagini illustravano la ricerca dell’autore sul concetto di identità nell’evoluzione di un personale percorso creativo, che rispecchia, al tempo stesso, un preciso periodo storico del pensiero concettuale dell’arte in relazione al territorio.

Parallelamente al piano inferiore giovedì 11 marzo 2004 veniva inaugurata la mostra “Ernesto Paulin: Tra cielo e terra”, con modelli, fotografie di installazioni e disegni dell'artista.

002 Felice Canonico: Apertura


Inaugurata martedì 16.12.2003, "Apertura" proponeva le opere di Felice Canonico appartenenti al ciclo degli Stacchi e realizzate negli anni ’60.
L'artista, nato a Messina nel 1922, fu protagonista a Milano, assieme a Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Bruno Munari, Enrico Baj, Emilio Vedova, Afro, dell’avanguardia artistica del dopoguerra.
Le cornici aperte di Felice Canonico mettono in discussione lo stato ordinario del perimetro visivo, rivelando altri spazi attraverso rotazioni a cerniera di segmenti di esse. Una sorta di “vuoto d’aria”, un sussulto visivo che spiazza l’occhio, un’inaspettata visione spaziale che evidenzia la sovrapposizione dei piani costruttivi.

Ad accompagnare l'esposizione, una piccola rassegna di opere su carta di Franco Dugo, Roberto Kusterle, Paolo Figar, Gianpietro Carlesso e sculture di Giorgio Valvassori e Roberto Nanut.

001 Piovono Pietre

La data è quella del 15.12.2002: E-20 inizia la propria attività sul campo presentando alla cittadinanza “Piovono pietre”, progetto di arredo urbano permanente per la città di Cormòns.
Sul Monte Quarin, lungo il sentiero del Porton Ros, dieci pietre segneranno dieci momenti di riflessione suggeriti da citazioni di autori senza tempo.
Un invito a meditare sull'uomo, sul mondo e anche sul fatto che “tutte le generalizzazioni sono pericolose, perfino questa” (Alexandre Dumas).