mercoledì 14 marzo 2007

TURISTI E VAGABONDI di Otto Pflanz

Il viaggiatore parte verso il futuro e quindi verso la morte.
Il suo punto di arrivo, dipende, che lo voglia o meno, sempre dal punto di partenza.
Il viaggiatore parte per restare.
Il primo che si rese conto di questa frustrante situazione fu Odysseos e il suo ritorno dopo venti anni ad Ithaca, ispirò numerosi miti e poesie.
Lo straniero, il turista, il vagabondo è e rimane un estraneo agli altri come a sé stesso; solo quando parlerà la lingua del luogo sarà finalmente arrivato, così ci si dice e ci si illude.
Il viaggiatore girovaga senza spostarsi ed il nostos, il ritorno, è sempre lo stesso, sia dopo un lungo viaggio, sia dopo una lunga sosta.
Gli stranieri, forse tutti gli uomini, non si definiscono più per quello che sono, ma per quello che hanno cessato di essere.
Oggi si può viaggiare virtualmente davanti allo schermo restando fermi fisicamente sulla propria sedia. Alcuni viaggiatori si spostano velocemente da una parte all’altra del pianeta, altri stipati sulla prua di una nave o su un gommone.
I primi possono arrivare dove vogliono, gli altri vengono respinti.
Solo i Rom non sono ossessionati dalla loro provenienza, né dal loro destino. Vengono da tempi remoti, si fermano o si spostano osservando con calma la disgregazione delle società circostanti.
Sono anche loro viaggiatori dei tempi di Odysseos, come i fotografi: curiosi e visionari.

Viaggiare è cercare.

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